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Questo blog, in pausa

30 marzo 2015

Il blog che state leggendo è temporaneamente sospeso dalla primavera del 2010. Se volete contattarmi basta cercare su Google, Facebook o Twitter.

Internet insegnami tu

22 marzo 2010

Come si costruisce (da soli) un pannello solare spendendo 100 euro? E come si fa a sedurre una donna che abbiamo invitato a cena? E poi: qual è il modo più efficace per sbarazzarsi dei moscerini che ronzano attorno alla luce del terrazzo?

Sono alcune delle domande più gettonate nei principali siti di fai-da-te, che nell’ultimo anno stanno vivendo un incredibile boom. Prima dell’avvento del Web il fai-da-te era relativo solo ad attività come falegnameria, giardinaggio, bricolage e così via. Oggi le cose stanno cambiando e in Internet sono sempre di più le comunità che nascono (spontaneamente o a seguito di un’iniziativa commerciale) con l’obiettivo di creare delle vere e proprie guide del fai-da-te (o do-it-yourself, ‘Diy’, come sintetizzano gli anglofoni) in tutti i campi: dall’elettronica allo sport e fitness, dall’alimentazione alla cura delle automobili, fino ai matrimoni, alle feste e ai viaggi.

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Italia, l’azienda è No Web

9 marzo 2010

Tutto è cominciato nel 2004 con un lucchetto. Da una parte c’era la Kryptonyte, azienda statunitense produttrice di lucchetti per biciclette. Dall’altra un ciclista di San Francisco, Chris Brennan. Che in Rete dimostrò con un video come fosse facile aprire con una penna Bic uno degli ‘indistruttibili’ prodotti della società americana. Inizialmente la Kryptonyte sottovalutò Brennan e la potenza virale del suo filmato, che invece si propagò in tutto il mondo tanto che la società Usa fu costretta a sostituire gratis circa 40 mila pezzi.

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Mr Wireless

4 marzo 2010

Mr Wireless è un supereroe insolito. Vive a Torino, non ha il costume (né poteri speciali) e non arriva da un altro pianeta. Ma sogna un mondo diverso. Dove tutti possano accedere a internet, low cost e in banda larga. Soprattutto in quei posti dove la Rete era finora un miraggio.

Prima a Verrua Savoia, poi sul Monte Rosa e ora in Amazzonia e in Darfur: «Perché la diffusione del sapere è l’arma più efficace per vivere in un mondo migliore», spiega nel suo studio al Politecnico di Torino. Mister Wireless è professore di Ingegneria dell’Informazione e insegna in tre corsi – Sistemi a radiofrequenza, Radio planning (in inglese) e Compatibilità elettromagnetica – ma non immaginatevi un vecchio barone, Trinchero ha 40 anni. Dopo essersi laureato al Politecnico e aver lavorato in Inghilterra alla Loughborough University, nel ’98 è tornato a Torino grazie a uno “strano” bando di concorso: «Inizialmente era per l’assunzione di un bidello, poi lo trasformarono in un posto di ruolo», racconta ironizzando sul modo in cui si diventa docenti in Italia.

Ho incontrato Trinchero in una fredda mattina sabauda. Ci eravamo dati appuntamento perché volevo capire come mai fosse un prof italiano a portare internet negli ospedali e nelle scuole del Darfur. A questa domanda, Mister Wireless risponde: «La storia è lunga e comincia a Verrua Savoia, dove abito nella casa che fu di mio nonno. Se hai tempo, ti racconto tutto, ma prima ho bisogno di un cappuccino caldo, altrimenti non riesco a carburare».

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Internet car: senti le auto che parlano?

5 gennaio 2010
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«ATTENZIONE, VEICOLO CONTROMANO IN ARRIVO». La voce, un po’ metallica, esce fuori dal cruscotto della Bravo e ci avvisa di quello che ancora non vediamo. Ma che sta per succedere. Infatti passa qualche secondo e, superata la curva, quel veicolo contromano arriva davvero. Per fortuna, però, ci eravamo spostati sulla corsia di emergenza in tempo utile: pericolo scampato. Siamo a Orbassano, in provincia di Torino, dove da circa tre anni un gruppo di ingegneri e tecnici sta tentando un’impresa tecnologica che potrebbe rivoluzionare per sempre il sistema dei trasporti su strada (e quindi anche la nostra vita): l’internet delle auto.

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Internet fammi ridere

19 novembre 2009

Ultime dall’Italia: “Berlusconi annuncia il piano di ampliamento delle carceri. Quest’uomo continua a pensare solo a se stesso”. Passiamo alla vicenda Marrazzo: “Per il video che lo ha inchiodato si sospettano mandanti occulti. Il filmato si chiude con il trans che dice ‘Italia uno!'”.

Quelle che avete appena letto non sono le notizie di un tg satirico. Le trovate su Internet, in decine di siti (nel nostro caso la fonte è Spinoza.it) sempre più cliccati e riprodotti sulle piattafrome di social network. Sì, perché gli esperimenti di umorismo e satira on line stanno aumentando. Il motivo è semplice e porta la (solita) sigla del Web 2.0. Crescono infatti gli utenti che avviano un blog o (più frequentemente) si aprono uno spazio sulle tante piattaforme (da Facebook a Twitter fino a FriendFeed) che permettono a chiunque di condividere riflessioni, pensieri, stati d’animo e dunque anche battute.

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Caro pc cantami la buonanotte

1 ottobre 2009

L’ultimo in ordine di tempo arriva dagli Stati Uniti. Si chiama Zeo e, al prezzo di 400 dollari (poco meno di 280 euro), si può comprare sul sito Myzeo.com. A prima vista lo Zeo sembra una radiosveglia. In realtà – come recita il suo slogan – è un Personal Sleep Coach. In altre parole è uno strumento in grado di osservare e studiare, minuto per minuto, il nostro sonno. Come?

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iSchool Manifesto

23 settembre 2009

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Come ci insegnavano le maestre? Se si è combinato un pastrocchio l’unica cosa da fare è mantenere la calma e ricominciare da capo. Piano piano, passetto dopo passo, ripartendo dall’inizio. Riproviamoci allora, perché il pastrocchio è la Scuola italiana, condannata dagli errori di tutti noi a perdere ruolo, status e funzione anno dopo anno, mese dopo mese.

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Pianeta Geek

9 settembre 2009

C’era una volta il nerd. Nell’immaginario era un ragazzino sfigato e brufoloso esperto (più o meno) di una sola cosa: il suo computer, di cui conosceva ogni angolo – hardware e software- a menadito. Oggi i nerd ci sono ancora (e non sono in via di estinzione) ma il punto di riferimento per il mondo della tecnologia non sono più loro. Il primato è stato scalzato dai geek, una sorta di versione pop del nerd che negli ultimi anni ha conquistato la ribalta a scapito proprio dei brufolosi cugini.

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Così gratis che si paga

4 agosto 2009

Immaginate una bottiglietta d’acqua che non costa nulla se è senza tappo e ha invece un prezzo se la vogliamo col tappo. Se pensiamo di berla seduti alla scrivania, non è fondamentale chiuderla e quindi sceglieremo l’opzione gratuita. Ma se la dobbiamo mettere in borsa e quindi il tappo ci serve, siamo probabilmente disposti a pagare una piccola somma per chiuderla. Questo è un esempio del cosiddetto modello ‘freemium’, neologismo anglofono che unisce i due termini free (gratis) e premium (a pagamento). Si tratta di un sistema di business che vanta un sempre maggior numero di casi di successo e che si sta diffondendo sempre di più. Tanto che Chris Anderson, il direttore di ‘Wired’, la bibbia della tecnologia made in California, ha appena dedicato all’argomento un libro: ‘Free: The Future of a Radical Price’.

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